Negli ultimi giorni, sulla pagina Facebook Comedy JOE, è apparso un video dal titolo "Gen Z and Old People try Absinthe".
Giovani e anziani si alternano davanti alla telecamera per assaggiare un bicchiere di Absinthe La Fée NV, ideato dall’imprenditore inglese George Rowley sulla scia dei primi "assenzi surrogati" nati in Repubblica Ceca negli anni '90.
Le reazioni sono immediate: smorfie, espressioni di disgusto e persino conati di vomito.

Chi conosce l’assenzio autentico non si sorprende: La Fée NV è ciò che appassionati e storici della bevanda definiscono "assenzio falso", cioè una miscela che non rispetta le caratteristiche basilari degli Absinthe Supérieure del XIX secolo, ovvero delle più importanti e migliori marche di Assenzio pre-bando.
Quando un prodotto industriale lontano anni luce da questi standard viene presentato al pubblico come "absinthe", il danno d'immagine è enorme: la reazione diventa «L’assenzio fa schifo».
In realtà, fa schifo bere un surrogato che nulla ha a che vedere con il vero Assenzio di qualità.
Un problema di percezione (e di marketing)
Il La Fée NV è uno dei marchi più diffusi al mondo grazie a distribuzione capillare, sponsorizzazioni di eventi e persino collaborazioni con il Musée de l’Absinthe in Francia. Ma visibilità non significa qualità.
Per molti consumatori inesperti, il primo sorso di questo (non-)Assenzio diventa il metro di paragone per "l’assenzio", e la reputazione della bevanda ne esce distrutta.
È come giudicare il vino italiano dopo aver assaggiato una sangria in lattina.
Eppure, oggi esistono decine di produttori artigianali in Francia, Svizzera, Italia e altrove, che creano assenzi autentici di altissimo livello (qui li elenchiamo quasi tutti), apprezzati per complessità aromatica e fedeltà storica, e premiati in concorsi, come le Absinthiades di Pontarlier, con giuride di esperti.
Il problema è che questi prodotti faticano a raggiungere il grande pubblico, schiacciati dalla presenza dominante di marchi industriali che usano, indegnamente, il nome "Assenzio" per promuovere qualcosa che assenzio non è.

Cosa pensa la comunità assenziofila
Dietro il marchio, La Fée non c'è un singolo assenzio, ma un'intera gamma di etichette commerciali che spaziano dal "meno peggio" a prodotti di fascia decisamente bassa.
Nella comunità internazionale degli appassionati, le critiche a questa gamma sono frequenti e consolidate.
Le uniche due etichette, di questo marchio, considerate meritevoli sono La Fée XS Française e La Fée XS Suisse, e non per merito diretto del marchio. In questi casi, infatti, La Fée si limita a prestare il nome, mentre la produzione è affidata a storiche distillerie specializzate.
La XS Française è stato realizzato dalla prestigiosa Distillerie Guy di Pontarlier, che propone anche una propria gamma di ottimi assenzi autentici (quasi introvabili sugli scaffali internazionali) venduti a meno della metà del prezzo della bottiglia firmata La Fée. Stessa cosa per La Fée XS Suisse che è sato prodotto nella Distillerie Artemisia-Bugnon di Couvet.
Se NV e Bohemian suscitano quasi solo reazioni di disgusto, le varianti Parisienne e Blanche vengono talvolta definite "accettabili", ma con la premessa ricorrente: allo stesso prezzo c'è molto di meglio.
Tra gli esperti, il marchio resta poco stimato, e non gode comunque di grande considerazione, per motivi precisi:
- è stato tra i primi a rientrare sul mercato dopo la legalizzazione, sfruttando vuoti normativi per utilizzare il nome "Absinthe”" proponendo però queste varianti lontanissime dalla tradizione, alcune considerate tra le più sgradevoli mai assaggiate;
- ha contribuito a diffondere la famigerata "preparazione col fuoco", una trovata scenografica ma estranea alla storia dell'assenzio, oltre che dannosa per la bevanda stessa;
- continua a promuovere pratiche e messaggi che alimentano confusione e disinformazione sul vero assenzio.

Un'immagine distorta che resiste
Il risultato è che molti consumatori associano l'assenzio a un'esperienza sgradevole, come dimostrato dal video in questione e in chi lo visiona. Senza sapere che esiste un mondo di distillati autentici e di altissimo livello.
Molti appassionati vedono in questo un’occasione sprecata: in un panorama ricco di distillerie serie e rispettose delle ricette ottocentesche, spendere tempo e denaro in prodotti mediocri significa rinunciare a conoscere la vera essenza della bevanda.
Finché il mercato lascerà spazio a surrogati che monopolizzano la scena, il pregiudizio sbagliato de "l'assenzio fa schifo" continuerà a circolare.
Velier, uno dei grandi distributori horeca di spiriti, migliaia di bar e locali si affidano a questo distributore. Ma in tema di assenzio, offre solo la gamma La Fée.
Gli altri assenzi autentici di qualità (italiani e non) riconosciuti dagli esperti, vengono del tutto ignorati.
La soluzione: Conoscere, assaggiare, pretendere
Servirebbe un disciplinare di produzione internazionale, come esiste per altre bevande e per l’Absinthe svizzero o l’Absinthe di Pontarlier.
Nel frattempo, la chiave è informare il consumatore, stimolare la curiosità verso i prodotti autentici e spingere i locali a proporre ciò che vale davvero.
Chi vuole scoprire un assenzio autentico, identico ai migliori marchi del XIX secolo, deve sapere che non lo troverà in una bottiglia di La Fée NV, la quale si autodefinisce con disinvoltura come una “rivisitazione moderna dell’assenzio”.
Solo così l’Assenzio potrà tornare a incantare, e non a disgustare.

