Butterfly Absinthe - tra leggenda e storia


Di Chiara Alfonzetti

Asenzio: Butterfly
Distilleria: Artémisia Bugnon
Provenienza: Couvet/ Val-de-Travers, Svizzera
Tipologia: Verte
Colorazione: Naturale
Gradazione: 65°



Storia:
La storia legata al Butterfly, bene o male, la conosciamo un po’ tutti. E’ una storia che trovo particolarmente interessante che fa parte del suo fascino e lo avvolge nel mistero (sono solita associare al Butterfly, per qualche motivo inconscio o forse per i natali comuni -Boston- ad Edgar Allan Poe), “è o non è la riproduzione fedele di quel famoso assenzio americano pre-bando?”. Personalmente non credo, anche perché non ci sono pervenute né bottiglie del Butterfly (che comunque, anche se ci fossero pervenute, sarebbero state alterate/migliorate dall’invecchiamento centenario), quindi non è certo neanche che qualcuno abbia avuto modo di assaggiarlo realmente e mi sembra poco realistica la possibilità che la riproduzione possa risultare una copia esatta dell’originale dal momento che manca il termine di paragone concreto. Ma, se vogliamo accettare la leggenda, c’è da parlare un po’ della storia dell’originale.
Innanzitutto c’è da precisare il contesto della produzione americana pre-bando.
Dall’inizio dell’Ottocento “sbarca” e si diffonde con un notevole successo l’uso dell’assenzio anche negli Stati Uniti. Gli americani presero ad apprezzare questa bevanda tanto che verso la metà del secolo nacquero diverse distillerie che producevano assenzio, ed in particolare la richiesta di questo raggiunse i picchi massimi a cavallo tra gli ultimi anni dell’Ottocento ed i primissimi del Novecento . Nel 1912 fu proibito il commercio di importazione ed esportazione di assenzio, ma di fatto continuò ad essere prodotto, servito e consumato a livello locale fino al vero e proprio bando del ’20.
Risulta quasi superfluo specificare che lo stile americano si differenziava, anche a causa della diversa varietà di ingredienti reperibili localmente, dalla scuola Franco-Svizzera.
Ma veniamo al Butterfly nello specifico.

La Patrick Dempsey & co, fondata dall’irlandese Patrick Dempsey (nato nel 1822 ed emigrato in America nel 1842), azienda che inizialmente (neanche a dirlo) produceva birra, passata in mano a George C. Dempsey (il figlio) nel 1900, aprì una distilleria a Boston ed iniziò a produrre anche whiskey, gin e nel 1902 nacque l’assenzio Butterfly e nel ’22 la Patrick Dempsey si sciolse.

La “leggenda” vuole che un absintheur americano, tale Brian Fernald, appassionatosi alla storia dell’assenzio e ai cocktails classici, abbia iniziato a fare delle ricerche sulle distillerie di epoca pre-bando del Massachusetts e che, facendo ricerche sulla Dempsey, abbia trovato quaderni con tanto di ricette ed appunti manoscritti. A questo punto Fernald si rivolge a Claud Alain Bugnon (perché proprio a Bugnon? L’assenzio preferito di Brian Fernald è La Clandestine) per resuscitare il vecchio Butterfly.
Vera o falsa che sia l’antica ricetta (o per meglio dire l’antichità della ricetta), si propone come un buon assenzio di qualità ed con un background interessante (a livello storico) quanto, ad esempio, quello del Blanchette o del Jade Nouvelle Orleans.
Passando all’assenzio in sé, che personalmente ho gradito abbastanza, ritengo che ogni appassionato debba provarlo, è un sapore particolare e piacevole.
E’ stato uno dei pochi casi in cui il voto complessivo che avrei voluto dare non è coinciso con il voto effettivo dato dalla somma delle valutazioni dei singoli campi. Premetto che come complesso, senza contare ( ripeto) le singole caratteristiche, avrei dato qualcosa più che 80… (82-83) ma questo riguarda il mio personale gusto e non gli specifici criteri.

PRESENTAZIONE:
 L’etichetta risulta abbastanza simile a quella storica, aggiungendo un tocco “moderno”. Personalmente trovo più invitante l’etichetta storica. Bottiglia scura, quindi ottimo; tappo “a T”, perfetto.

COLORE: 8
Colore da puro: 4. Si presenta come un “verde” particolare, molto ricco, dalle sfumature, ancor più che feuille mort, “aranciate”, vive. Ricorda vagamente l’ambra e il rame e queste sensazioni visive impreziosiscono l’assenzio, oltre che preannunciano all’occhio quella che sarà la nota “regina” che più di altre rende unico il Butterfly; sfumature giallo oro (sembra un gioiello).
Colore da diluito: 4. A mio parere un po’ troppo scuro, un misto tra il verde ed il marroncino con leggere sfumature grigie. Avvicinato a fonti di luce prende sfumature aranciate, segno di buona qualità. Come colore ci siamo, il problema è che può “ingannare” in preparazione.

LOUCHE: 15,5
Sviluppo: 7,5. Abbastanza rapido; non ho notato e oil trails, evidente invece il top layer. Consistenza: 8. Completamente opaca, vellutata e corposa.

AROMA: 21,5
Puro: 10. L’aroma non arriva subito al naso, per cui bisogna avvicinarsi per apprezzarlo/valutarlo. Apre con note floreali e un tocco che riporta alla scorza d’arancia; si sente abbastanza l’alcol (di qualità).
Diluito: 11,5. Gradevole; perde un po’ il tocco aranciato che mi sarei aspettata di sentire maggiormente. La holy trinity si schiude, si avverte l’anice verde e forse un tocco di liquirizia.

AL PALATO: 31
Profilo aromatico: 15. La prima percezione del gusto è data dall’artemisia, segue l’anice stellato (che prevale su quello verde), mentre il finocchio è un po’ più debole. La nota d’arancia quasi si dissolve nel contesto degli altri sapori, si uniforma in maniera armonica.
Persistenza aromatica: 16. L’intorpidimento della lingua (e del palato) risulta perfetto. La consistenza è morbida, l’alcol è deciso ma di qualità, non prevale sugli altri ingredienti, mentre il retrogusto tende ad un amarognolo comunque piacevole. Quindi, se la matematica non è un’opinione, il giudizio numerico è di 76.

Considerazioni finali: Sin dall’inizio del mio percorso nel mondo dell’assenzio sostengo una tesi: un buon assenzio Deve (tra le altre cose) farsi ricordare (specialmente nel momento in cui ci si trova ad assaggiarne tanti e diversi), avere delle caratteristiche, pur restando fedele al concetto in sé di assenzio (per come lo intendiamo noi almeno), che lo rendono “degno” di attenzione rispetto ad altri, tanto da entrare nelle nostre collezioni. Ebbene, il Butterfly si fa ricordare sicuramente per il colore (da puro in particolare è davvero un piacere per gli occhi) e per l’aroma particolare (che meriterebbe d’essere un po’ più “prepotente”). Sicuramente non è un over 90 (chi di voi conosce il mio giudizio sa che questa valutazione è forse per un solo assenzio, almeno per il momento), ma è comunque un must ed una particolarità interessante.