Quanti gradi ha l'Assenzio?
Cosa bisogna sapere (per evitare brutte figure)
Quando si parla di Absinthe, una delle prime domande che ci si pone è: quanti gradi ha l'Assenzio?
Peccato che spesso chi la pone non sia davvero interessato a conoscere questa bevanda affascinante, ma solo a scoprire quanto possa "stordire", confondendola magari con qualche disgustoso intruglio da bar di periferia.
(Vi sentite già chiamati in causa? Probabile… continuate a leggere e forse imparerete qualcosa).
In realtà, la gradazione alcolica degli assenzi varia solitamente tra i 45° e i 75°, a seconda della marca e della tipologia.
Non si tratta di un liquore qualunque: storicamente la sua forza alcolica serviva a estrarre e conservare le delicate componenti aromatiche delle erbe, non a "sballare".
Qualche esempio storico:
- L'Absinthe Pernod Fils, la marca più famosa dell'Ottocento, aveva una gradazione di 68°.
- L'Absinthe Edouard Pernod: si attestava sui 65°.
- L'Absinthe C.F Berger, un diffuso assenzio svizzero, di gradi ne aveva 65°
Durante il XIX secolo, periodo di massima diffusione dell'absinthe, il grado alcolico era spesso anche un indicatore della qualità:
- Gli assenzi a 45°- 50° erano i più economici e di qualità inferiore,
- Quelli tra 50° e 60° rappresentavano una fascia media.
- Sopra i 60°, fino a circa 75°, si trovavano le etichette più pregiate.
E oggi? Non fatevi ingannare dai numeri
Oggi la gradazione non indica più la qualità. Esistono eccellenti assenzi artigianali anche a 45°, così come capolavori a 65° o 72°.
Il grado alcolico serve ancora a preservare aromi e clorofilla (nel caso degli assenzi verdi), ma non è garanzia di autenticità.
Verde o bianco?
Un'altra curiosità, esisono due tipologie di assenzo e si dividono così:
- Assenzio incolore (absinthe blanche) tradizionalmente hanno una gradazione più bassa, tra 45° e 56°.
- Assenzio verde (absinthe verte) di solito hanno una gradazione tra i 60° e i 72°, per stabilizzare il colore naturale dato dalla clorofilla.
NB: quando il verde è troppo acceso, o ha altri colori improbabili, come rosso, blu, nero, si tratta di coloranti artificiali (assenzi surragati)
Attenzione agli assenzi falsi che pubblicizzano alta gradazione
Se vedete bottiglie di presunti "assenzio" da 80°, 85°, 89,9°, fatevi una risata e girate al largo: non lasciarti ingannare!
Queste trovate di marketing servono solo a vendere alcool scadente e prodotti con oli essenziali e coloranti a chi cerca l'ebbrezza facile, ignorando cosa sia una bevanda raffinata.
Lo stesso discorso vale per quelle bevande pacchiane da discoteca come "latte di suocera" e simili, spacciati per "forti" solo perché mascherano un gusto orrendo con gradazioni esagerate.
Spesso i venditori di assenzio falso - prodotti industriali di scarsa qualità, colorati artificialmente e privi di qualsiasi legame con il vero assenzio storico - cercano di mascherare le loro carenze puntando tutto sulla gradazione alcolica elevata, per attirare ragazzini o chi è semplicemente in cerca di uno "sballo", che non sa tenere conto della qualità.
Dietro queste bottiglie si nascondono ingredienti scadenti, aromatiche artificiali, metodi di produzione approssimativi e nessuna autenticità: solo leggende metropolitane e alcool di pessima qualità spacciati per "assenzio" per spillarvi soldi.
Insomma: se vi interessa solo "ubriacarvi", potreste farlo anche con un alcol denaturato. Ma se volete scoprire davvero il mondo dell’assenzio, la sua storia, le erbe, i profumi, i riti, allora cominciate a distinguere ciò che è autentico da ciò che è solo marketing per bocche inesperte.
Vuoi saperne di più?
➡️ Come distinguere un assenzio vero dai falsi
➡️ La vera storia dell'Assenzio
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Misurazione dei gradi di un assenzio dopo la preparazione
Quanti gradi ha un Assenzio autentico?
Grazie alla preziosa consulenza/collaborazione di Conte di Ugenta, un po’ per gioco e un po’ per curiosità, ho/abbiamo cercato di misurare la più-o-meno esatta gradazione di Assenzio di un bicchiere di Absinthe Pernod Fils [l'assenzio più famoso e rappresentativo di tutti i tempi] raffigurato nella celebre cromolitografia di Charles Maire.
Com’è nata l’idea?
Mentre stavo assaggiando un prototipo di assenzio artigianale, in cui non veniva ovviamente indicata la gradazione alcolica, ho pensato di provare a misurarla con un alcolimetro piuttosto rudimentale e di pubblicare l’esito della prova.
Se per l’assenzio puro la misurazione era più che attendibile, una volta diluito con acqua ghiacciata (come mi ha fatto giustamente notare Stefano) i valori non erano assolutamente corretti visto che l’acqua fredda è più densa, e di conseguenza viene indicato un grado alcolico inferiore (ho constatato che possono esserci anche 5-8° di differenza).
Abbiamo così pensato di rifare la misurazione in modo un pò più serio (con temperatura liquido e ambiente sui 20°C, valore su cui vengono solitamente tarati gli alcolimetri/densimetri), però esisteva ancora un problema: quanta acqua mettere nell’assenzio?
È una questione molto soggettiva/personale; oltretutto, rispetto al periodo della Belle Epoque (quando l’assenzio era principalmente un aperitivo) mi sembra che oggi ci sia una certa tendenza ad allungarlo leggermente meno. Ma forse questa è solo una mia impressione.
Per avere un rapporto di diluizione storicamente attendibile (circa 4 parti d’acqua, che corrispondono a 120 ml.) ho utilizzato la replica dello storico bicchiere Pontarlier raffigurato nel dipinto (con la scusa mi sono accorto che la seconda versione più pesante di quel bicchiere è meno fedele della prima..) e ho cercato di mettere più o meno la stessa quantità d’acqua. Ovviamente non è che all’epoca milioni di persone stessero a misurare le proporzioni esatte di assenzio e acqua col misurino, pertanto credo che il mio dosaggio sia più che (storicamente) attendibile.
Sono partito mettendo 3cl di assenzio a 68° (la gradazione storica del Pernod Fils – e dell’assenzio in generale) in un bicchiere Pontarlier, riempiendo completamente la parte del bicchiere destinata all’assenzio puro.
Per avere un termine di paragone, mentre allungavo l’assenzio con acqua (goccia a goccia, rigorosamente a temperatura ambiente, per i motivi già menzionati) avevo davanti il quadro col bicchiere per cercare di rispettare la giusta proporzione (storica – siamo nel 1912) d’acqua:
NB: solo in questa foto – nella successiva è tutto OK – il bicchiere sul plasma è leggermente più largo/schiacciato, in quanto il formato dello schermo era erroneamente impostato a 16:9)
A louche terminato ho provato ad assaggiarlo: obiettivamente con l’acqua a temperatura ambiente non è un granché.
Restava però ancora un piccolo problema: aggiungendo acqua nell’alcool si crea una reazione esotermica e la soluzione si surriscalda, pertanto bisogna lasciar passare un pò di tempo (un paio d’ore in questo caso) prima che il liquido ritorni alla temperatura ambiente. Per minimizzare l’evaporazione dell’alcool ho travasato l’assenzio in un boccettino chiuso:
assicurandomi che la temperatura del locale fosse ottimale:
Ecco, adesso ho potuto finalmente iniziare la misurazione:
Alla fine di tutta la storia l’alcolimetro segnava 15°, un valore storico secondo me più che attendibile: