Intervista a Eros Garelli. Gli esordi della scena assenziofila italiana e dell'Academie d'Absomphe

Intervista di Marco Tonarelli a Eros Garelli

Marco: Ciao Eros, come va? Vuoi raccontarci come e quando sei entrato in contatto con l’Absinthe? Qual è stato il tuo primo assaggio? Autentico o surrogato?

Eros: Ciao Marco, il mio primo assaggio è stato lo Xenta Superior, più che un surrogato direi un czech-style absinth, che è ancor peggio. :)
Il primo autentico è stato un Duplais verte, ma solo con l'Edouard della Jade è scoccato l'amore.

 

Eros Garelli

M: È stato complicato districarsi, ai tempi, nella selva di leggende, imprecisioni e falsità che giravano in rete? Come ti sei mosso?

E: Come prima mossa, mi ero recato nel miglior negozio specializzato della mia città e avevo acquistato una bottiglia di Xenta Superior, affascianto dal colore (in realtà colorante) verde e dal coreografico rametto. Il venditore mi aveva assicurato che era il migliore, ma non faceva louche, quindi non ero così convinto che fosse realmente l'assenzio dell'800 che stavo cercando. Così tornai in quel negozio e acquistai le altre due bottiglie di “assenzio” che aveva a disposizione: Versinthe e Fée Parisian 68. Il primo non mi convinceva per via del colore (nel mio immaginario doveva essere verde) e per il sapore esageratamente anisato. Il La Fée mi aveva convinto a livello di colore (colorante, anche qui) e di louche, ma non di sapore. Berlo diventava quasi uno sforzo.
Dopo tuti questi primi esperienti mi ritrovavo al punto (e alla domanda) di partenza: che cos'è e che sapore ha un vero assenzio? Il primo contatto online in grado di fornirmi le risposte che cercavo è stato Paolo Castellano, esperto, appassionato e al'epoca unico distributore di assenzio autentico in Italia. Ai siti stranieri e agli esperti internazionali sono arrivato solo in seguito.

 

Eros GarelliM: All’inizio reperire in primis notizie, ma poi susseguentemente bottiglie era piuttosto difficile, poi sono nati tutta una serie di portali dedicati e gli anni dopo il 2006 sono stati forse il periodo d’oro della rinascita dell’Absinthe, poi negli anni alcune importanti realtà sono scomparse, la prima di spessore è stato il Vert d’Absinthe a Parigi, il mercato si è contatto sia per lo scarso interesse del pubblico ma anche e soprattutto per alcune cadute di professionalità degli addetti ai lavori, come hai vissuto questo percorso di rinascita e, se non ricaduta, almeno d’inciampo della Fée verte?

E: Quando ho/abbiamo fondato l'Académie, il mio primo punto fermo è stato “no profit” e “no compromise”. Passione e commercio sono le due facce della stessa medaglia, entrambe rispettabili (e necessarie) ma per me dovrebbero sempre rimanere separate.
Durante la rinascita dell'assenzio, a partire dal 2005, ho visto tanti appassionati ed esperti che si sono buttati nel busisness senza avere le necessarie competenze: in molti casi, oltre alla perdita della passione, si sono sommate anche le perdite economiche.

 

M: Hai qualche aneddoto particolare o curioso legato a quegli anni?

E: In generale ricordo il fascino del proibito degli esordi (i primi absintheur che iniziavano a procurarsi le bottiglie dai clandestini svizzeri) e della scoperta. Le stesse bottiglie, esposte anni dopo nei supermercati svizzeri, hanno sicuramente perso una buona parte del loro fascino.
A livello oggettivo e qualitativo, invece, pensavamo tutti che sarebbe stato l'inzio di un'età dell'oro - invece, col senno di poi, tanti assenzi di qualità (i primi Jade, i vecchi Pernot...) facilmente acquistabili in Italia e online non sarebbero mai più tornati. Almeno per adesso.

 

M: Stessa domanda fatta a Paolo: con i forums ha cominciato a prendere forma la scena assenziofila italiana, mi ricordo che Siffattack era un bel fermento, fra prime recensioni, scambi di pareri, ma anche poesie, dipinti, racconti; non solo un sito di bevitori, ma un microcosmo che ha contribuito definitivamente alla creazione di un immaginario che in parte è vivo tutt’oggi.

E: Il vecchio e defunto forum di Sifattack in italia è stato effettivamente il punto di partenza. Quando ci siamo trasferiti su Facebook ne ho subito sentito la mancanza – fino a quando, grazie a Roberto (in nostro primo webmaster) abbiamo di nuovo potuto avere un forum tutto nostro, interamente dedicato alla fata verde.

 

M: Ti ricordi da chi è sorta l’idea di chiamare l’associazione (che ai tempi era in realtà informale e sottotitola “Communauté italienne de buveurs d'absinthe”) “Académie d’Absomphe”? Io francamente non ricordo...

E: Il nome era stata una mia idea! :) Il francese lo consideravo la lingua “ufficiale” dell'assenzio, un po' come il latino per la chiesa – mentre il rimando a Rimbaud (sua era la quotation) voleva evocare il background estetico-filosofico (la Parigi dell'ultimo 800 e del primo 900) in cui mi piaceva collocare la fata verde. Ovviamente Accademia, perché doveva essere un luogo autorevole, oltre che artistico. Ai tempi in cui è nata l'associazione formale, alcuni avrebbero preferito chiamarla semplicemente “Associazione italiana per la tutela dell'assenzio”, ma io (ed evidentemente anche altri) avevamo votato per mantenere/anteporre il nome originario, che abbinato alle tue grafiche, per me ha sempre rappresentato un grande motivo di orgoglio.

 

M: Sei sempre stato l’anima “estetica”, passami il termine, della scena assenziofila italiana e per anni hai avuto l’indubbio merito e pregio di riuscire a tenere assieme anime differenti e dialogare con tutti (e a cazziarmi prima dei raduni, eheheh...), è stato difficile? So per certo che è stato stancante…

E: Ad essere onesti, come anima estetica, per me il primato spetta a Paolo, un vero dandy dei tempi moderni, un Oscar Wilde dell'assenzio a 360°. Io, soprattutto col passare del tempo, ho avuto una certa tendenza a imborghesirmi. :)
Mi riconosco invece il “merito”, per un certo periodo, di essere riuscito a tenere insieme e a mettere in comunicazione anime molto differenti. Questo è stato decisivo per la partenza. Lungo il percorso ho invece perso per strada tre collaboratori stretti a cui tenevo molto. Ancora oggi mi chiedo se avrei potuto/dovuto agire diversamente.

 

Eros-GarelliM: Boveresse, Pontarlier, hai frequentato i festivals? Sicuramente sei uno degli Absintheur italiani più conosciuto dalla comunità internazionale...

E: Ricordo con piacere le feste internazionali dell'assenzio, in particolar modo l'anno in cui ero andato con Federico (distillatore HG del Kirkhope). Ad essere sincero, la prima volta mi aspettavo un'atmosfera vagamente Belle Epoque a base di artisti, libri impolverati, lussuose fontane... Invece mi sono trovato in una specie di festa della grappa, con La bleue serviti con acqua a temperatura ambiente. Oltre al sogno, credo che sia sempre importante conoscere anche la realtà. :)

 

M: Da qualche tempo, e dopo essere stato per anni anima (e presidente) dell’Académie ti sei allontanato dalle luci della ribalta, diciamo così, ad oggi qual è il tuo rapporto con il mondo dell’Absinthe?

E: Sono nato come appassionato e tale volevo rimanere. Nella prima fase mi sono messo a disposizione per agevolare la crescita dell'Académie: partendo dai social, sognavo un nuovo forum e infine un vero portale autorevole e di riferimento, prima con Francesco e successivamente con Andrea, l'attuale Presidente.
Ho agevolato la nascita del progetto dell'Associazione formale registrata, con sede fisica e legale, un progetto già ideato da Stefano (Rossoni, absintheur e distillatore professionista) e che nella mia visione avrebbe dovuto essere portato avanti da Gianluca (attuale vice Presidente dell'Académie)
Mi sono sempre definito un traghettatore: il mio doveva/voleva essere un mandato a termine - e ho sempre promosso un ricambio generazionale. Nel corso degli anni l'Académie ha sempre e solo fatto passi in avanti. E vedo che continua a farne.

 

M: Negli anni la scena assenziofila italiana ha vissuto alti e bassi, avendo come centro di gravità permanente l’Académie d’Absomphe ma non solo, come giudichi la situazione oggi in Italia? E All’estero?

E: Credo che oggi come ieri l'Académie d'Absomphe sia la tappa obbligata per qualsiasi appassionato..
Per l'estero la situazione è molto più complessa e non penso che si che si possa riassumere in questa sede. Mi viene però da dire che la scelta iniziale di fare un'associazione solo ed esclusivamente no profit, negli anni, ha permesso di mantenere un livello di serietà e di imparzialità che non ci hanno mai fatto soffrire di complessi d'inferiorità nei confronti delle realtà straniere.

 

M: Domanda d’obbligo: cosa pensi di questa nuova normativa europea, la OSS (”One-Shop Stop”), che sostanzialmente non permette ai distributori di vendere fuori dal loro paese di provenienza? Molti piccoli produttori rischiano seriamente di avere problemi a causa della contrazione del mercato…

E: In un mondo sempre più globalizzato, nell'era dell'ecommerce, e all'interno di un'Europa nata per permettere la libera circolazione delle merci, queste perle di “protezionismo” mi sembrano davvero anacronistiche e ai limiti del surreale. Mi auguro che questa normativa venga modificata quanto prima.

Eros Garelli

M: Ad oggi i locali che in Italia hanno creduto nell’Absinthe sono davvero pochi, come mai secondo te? Come vedi il futuro?

E: Quando ho iniziato, vedevo un grande interesse nei confronti dell'assenzio, e ipotizzavo una sua diffusione su larga scala. Invece sembra che l'aver demolito leggende, fate e mostri abbia paradossalmente allontanato un po' il pubblico. Pensavo anche che sarebbe stato determinante il contributo di una grande azienda, con il know how necessario per imporlo a livello di marketing e distribuzione. Ma a quanto pare neppure la Pernod è riuscita in questo intento. Per adesso continuo a vederlo come un settore di (ultra) nicchia.

 

M: Che posto occupa questa passione nella tua vita oggiddì, segui ancora le vicende della nostra Fée Verte?

E: Da quando ho passato il timone ad Andrea mi sono davvero ritirato a vita privata. Ho ancora preso qualche bottiglia, almeno fino a quando ho potuto ordinare online.

 

M: Assenzio preferito? Uno storico ed uno moderno (questo lo immagino...).

E: A livello affettivo, il primo assenzio moderno di cui mi sono innamorato è stato l'Edouard della Jade, prime distillazioni. Tra gli storici ho apprezzato moltissimo l'Edouard Pernod Couvet, ma il Pernod Fils per me resterà sempre l'assenzio per eccellenza.

 

M: Vuoi aggiungere qualcos’altro?

E: Sono contento del percorso che abbiamo fatto insieme negli anni e sono orgoglioso di come state portando avanti il progetto. Sei sempre stato il garante della nostra mission e spero che continuerai ad esserlo anche in futuro. Il mio spirito resta con voi, e non solo nel nome.